Per molti di voi sembra una cosa senza senso: molti blog, gli stessi testi solo organizzati in modo diverso. C’è una gran parte di ragione. Però tutto questo non vi crea alcun fastidio e il vero problema, in qualsiasi modo io abbia organizzato la mia scrittura, è ben altro. Attiene ormai da molto tempo alla mia fine sostanziale come blogger, alla mia palese incapacità di relazionarmi con questo esterno virtuale e alle conseguenze prevedibili di tale difetto.
All’inizio leggevo circa una trentina di blog ogni giorno e ne commentavo almeno una ventina anche se non vi era nulla da commentare! Avevo intuito che l’unico modo per esserci ed essere letto qui è visitare in modo visibile e tracciabile gli altri blog: non ci sono alternative alla lettura dei vostri post con commento a seguire. Il “like” è soltanto un succedaneo di poco conto. Commentare è indispensabile, presenziare una conditio sine qua non, se non ci riesci il tuo spazio torna ad essere un diario privato segreto non dissimile da quelli cartacei di vetusta memoria.
Il contatto con il mondo spirituale e intellettuale di ognuno di voi non può essere gestito allo stesso modo per tutti. Ci sono blog nei quali il testo è in sè concluso, non ha senso aggiungere nulla. In questo caso che si fa? Si scrive ho letto? Mi piace? Non mi piace (non è previsto)? Si ripete con altre parole il concetto già espresso dall’autore? Con le poesie ad esempio è difficile aggiungere e commentare qualcosa che abbia senso, La poesia è già una metafisica superiore, si assorbe e basta; non siamo qui a fare saggistica o analisi delle parole e dei testi , non siamo al Liceo e nemmeno professori di lettere.
Se lo siamo dobbiamo tenerlo da parte perchè un blogger è altra cosa. Un blogger scrive, legge la realtà sua propria e la propone fuori.
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