ASSIOMI UNITARI

Non scrivo di questo argomento per spirito da bastian contrario, ho vissuto infanzia e adolescenza dentro una storiografia ufficiale scontata e lustrata a festa. La mia idea e la mia sorda rabbia sull’Italia attuale nascono da una coscienza diversa e da letture e riflessioni diverse non più vivibili all’ombra di una menzogna letale per questo paese e i suoi abitanti. Il post è dedicato ai militanti leghisti, ai padani, agli dei del “mercato” e della “fabbrichetta”, ai melomani del Nabucco e a tutti coloro che hanno una paura blu di dire chiaro come la pensano. E' anche l'incipit di quello che vorrei scrivere in un futuro non troppo lontano su un altro blog: di storia vera, di prospettive diverse e non di agiografie insulse e menzognere. Vorrei far sentire in questo consesso virtuale di zombi di lusso, più abituati ai talkshow d'elite di una intellighentia d'avanspettacolo, vorrei far sentire la voce del SUD, di quello massacrato ( anche dai suoi stessi rappresentanti!) e sparito poi dentro una storia unitaria da barzelletta: vorrei che questa voce cantasse chiaro in faccia a quegli altri che abitano sopra una certa latitudine e che sono convinti di essere anche una spanna almeno sopra a tutto il resto. Sono certo che riprenderò questo argomento, in altri tempi e in altra sede, questo è solo un "assaggio". Mi stanco troppo presto delle cose che faccio, è come se in fondo non avessero midollo o mancasse il guizzo finale per farmi godere e dire ecco ci siamo. Vale per questo blog e per molte altre cose.
Dunque, la storia patria ufficiale recita che i tre maggiori artefici morali e materiali dell’unità italiana furono Cavour, Mazzini e Garibaldi. Ad essi dobbiamo la nascita e la spinta che ci ha portato ad essere, buoni ultimi, una nazione unita nel consesso delle altre grandi nazioni europee. Di questi che a buon diritto possiamo definire “padri della Patria” Cavour rappresenta la mente organizzativa e politica finale, una delle personalità più lucide e importanti dell’Europa di quel tempo. L’Italia unita gli deve gran parte della sua esistenza. Opinione personale: Cavour mi è sempre stato sulla palle, capisco che non è fine ma non sono mai riuscito a digerirlo. Innanzitutto dell’unità italiana non gliene fregava niente! Mai. Camillo era un francese della Savoia, pensava da francese, amava da francese e parlava francese. Lo parlava molto meglio dell’italiano, fate conto alla caricatura di Fiorello su Carla Bruni…ecco una cosa così. Camillo se scriveva in italiano faceva in 10 righe molti più errori di me, e infatti le cose importanti le pensava, diceva e scriveva in francese: una volta dichiarò che se lo avesse saputo prima col cavolo che si sarebbe dato da fare per l’unità. Che bugiardo matricolato, lo sanno tutti che la sua idea era quella di un' Italia divisa in tre parti, nord centro e sud, distinte e separate. Lui ovviamente organizzava la parte settentrionale, le altre se la sbrigassero i francesi col regno pontificio ( e lì erano grane) e i Borboni col loro vasto regno delle due sicilie. E prima ancora aveva idee molto più “limitate”: un Piemonte come parte integrante della Francia che poi se ci pensate era la cosa più logica. Ma quale unità e quale sud, dai non scherziamo a Camillo Benso del sud non importava niente, solo grane erano, grane e problemi. Però c’era un problema, quello di sempre ragazzi miei ( anche voi del nord), IL DENARO! Il Piemonte era in bolletta. Non lo sapevate? Bene ora lo sapete, bolletta rossa, quasi bancarotta. Cavour era un grande organizzatore, tessitore si dice meglio, pieno di idee strategiche ma ogni tanto andava male e i Savoia erano nei guai, chiedere a Rotschild per conferma.
Io la vedo così: del regno di Napoli non me ne frega niente ma ci sono qui un gruppo di esaltati (terroni e polentoni assieme ) che hanno smosso troppo le acque. Se mi avessero dato retta....ma loro no, sti stronzi dilettanti, hanno riempito la testa di balle a quel grosso orso scemo di Giuseppe e adesso non si può più tornare indietro... certo che se l’Inghilterra si fosse fatta i fattacci suoi…ma anche lei ha il suo tornaconto. Vabbè non resta altro da fare che guidare, per dir così, il destino. Facciamo conquistare questo regno di beduini a Garibaldi, ufficialmente noi non c’entriamo ma sotto sotto ci siamo eccome, agenti segreti, accordi sottobanco, e chi più ne ha più ne metta. Ci pappiamo le due sicilie che sono piene di soldi, saldiamo i debiti e poi organizziamo tutto e tutti con il savoia way of life. E così fu, non potendo evitarla l’unità d’italia si fece e si fecero anche quelle farse di annessioni di cui il 90% dei cittadini non comprendeva il carico nè presente nè futuro. Terminata l’operazione ( su cui si potrebbero scrivere fiumi di parole) il chirurgo Giuseppe fu sbattuto fuori dalla sala operatoria con una pedata in culo ( troppo volgare come tipo) e iniziò l’avventura che ancora oggi non è finita. Pochi probabilmente vorranno commentare le mie allucinazioni simil storiche ma anche così devo dire che le barriere si innalzano quando ci si vuole “difendere” da verità storiche troppo scomode e politicamente scorrette.
Amen ricominciamo. Stavolta cambiamo argomento, parliamo di noi, di noi che abitiamo su questo pontile sparato nel Mediterraneo con relative appendici. Cominciamo male perchè le parole saranno inutili e questa specie di paese sarà sempre più spaccato. Sapete che vi dico? Rompiamo l’anguria!Visto che dal Nord cala con monotonia aberrante sempre la solita musica distruggiamo gli strumenti e facciamolo a muso duro. Da terroni insomma. In sintesi la questione è questa: eravate poveri, sporchi e arretrati. Vi abbiamo portato ricchezza pulizia e civiltà. Quindi non rompete i coglioni e statevene almeno zitti. Balle! Grosse balle! Il Regno delle due Sicilie era ricco e prospero, comunque situato ai piani alti degli stati europei. La sporcizia non era quella di adesso, quella postunitaria; se qualcosa di sporco c‘è stato è la continua cancellazione di fatti storici sostituiti con una narrazione di comodo. La civiltà è meglio non nominarla! Molto meglio, e non da ora ma nei precedenti 6-7 secoli. Nomi se ne possono fare decine. Leggere qualcosa d’altro prego e non solo il giornale di Feltri o quello che si dice libero. Leggere in Italiano, quella lingua che nella mia isola si parla abbastanza bene e che viene scritta pure con qualifiche da Nobel, tanto per dire.
Leggere signori da Roma in su. Leggere e riflettere perché: “la storia non può essere studiata secondo le direttive del partito in cui si milita o di cui si condivide l’ideologia e il programma politico. Dobbiamo liberamente ricostruire il nostro passato anche se ciò significa porsi controcorrente, con il risultato di non essere congeniali né agli storici di destra che di sinistra.” Tommaso Pedìo, massimo storico lucano, nella sua lezione introduttiva al corso di Storia Moderna dell’Università degli Studi di Bari, Facoltà di Giurisprudenza, anno accademico 1967-68 riportata in “Economia e società meridionale a metà dell’Ottocento” di Tommaso Pedio, Capone Editore, 1999.

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